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al testo di Annalisa Scialpi
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Nel bel paese tutti son santi cristiani, così avevano detto a mia madre e lei, a sua madre, eresse una tomba nera sopra lo stipite in cucina, e accese un cero al lingam con svogliata sottomissione.
Avevo gambe come anguille e il salumaio, che affettava carne esiccata con puritana purezza da orafo non udiva mai, intera, la mia richiesta: “… e un chilo d’amore, grazie”.
Poi lo spauracchio della guerra in Iraq. A cosa serve il petrolio?
Le uova rotolavano dai gradini della scuola, dove avevano incastrato la mia testa.
Io rimanevo fedele alla comanda, evaporando come un incensiere.
Sedevo sulla panchina accanto alla fontana dove i piccioni si facevano il bidet a pochi passi dal monumento dei caduti per la patria e intanto dicevo: “Un chilo d’amore, grazie!”.
E per non scordarlo, lo scrivevo col dito sulla polvere delle finestre di scuola che nessuno ripuliva, che nessuno leggeva
tranne quel vecchio birbone del piccione che, poi, tornava alla fontana per la solita toeletta giornaliera. |
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